LA PROCURA RIAPRA IL PROCEDIMENTO: NUOVE PATOLOGIE CORRELATE AI PFAS
COMUNICATO STAMPA
Vicenza | Padova | Verona - 20 ottobre 2023
Apprendiamo con amarezza l'avvenuta archiviazione da parte del GIP presso il Tribunale di Vicenza del procedimento penale per le malattie degli operai Miteni.
Al netto degli aspetti giuridici della vicenda, osserviamo che non c'è progresso senza conciliare salute e lavoro, e che non è dignitoso per l'uomo interrogarsi ogni giorno su cosa scegliere: portare a casa il pane o preservare la salute?
Diciamolo chiaramente: i PFAS sono dentro tutti noi, sono un problema di salute pubblica che accomuna e prescinde dal fatto che uno possa ammalarsi di tumore, avere il colesterolo alto oppure vivere anni nell’angosciante attesa che una patologia si manifesti.
I figli di chi fa profitto con lo sversamento dei PFAs sono forse diversi dai figli di chi subisce la contaminazione? Ma non sono forse tutti i figli, indiscriminatamente, ad essere avvelenati in nome del profitto, dell’indifferenza, dell’arroganza?
Agli operai diciamo: Non demordete e noi con voi non demorderemo!
A fronte di nuovi studi e delle deposizioni dei vari esperti nel processo in corso – tra cui il dottor Fletcher, consulente della Procura della Repubblica di Vicenza –, si è accertato che la comunità scientifica ha ampliato l’area delle patologie sicuramente correlate ai Pfas rispetto a quanto considerato nella richiesta e nel provvedimento di archiviazione per le patologie dei lavoratori.
Di questo tengano conto i PM e i Giudici del Tribunale di Vicenza.
Ormai è certo, i PFAS provocano gravi danni sanitari per tutte le persone esposte: Lavoratori e cittadini!
MAMME NO PFAS
STUDIO EPIDEMIOLOGICO NELL'AREA CONTAMINATA DA PFAS: SI RIPARTE?
COMUNICATO STAMPA
Vicenza | Padova | Verona - 11 ottobre 2023
Apprendiamo dalla stampa che la Regione Veneto avrebbe finalmente deciso di procedere all’avvio dello studio epidemiologico sulla popolazione esposta a PFAS.
La questione era tornata nuovamente alla ribalta lo scorso luglio, in seguito alla deposizione in Corte d’Assise a Vicenza del Dr. Pietro Comba, epidemiologo dell’ISS, che faceva riferimento proprio alla mancata attuazione dello studio epidemiologico di coorte residenziale sulla popolazione esposta a PFAS. Dall’articolo si evince che è nuovamente ISS ad essersi espresso nell’agosto scorso sull’importanza dello studio epidemiologico e che anche la Regione Veneto, a distanza di oltre sette anni dall’averlo deliberato (con DGR del maggio 2016) dichiara che «Tale approfondimento, condotto sulla base del lavoro già svolto, è ritenuto utile allo sviluppo di conoscenze di cui beneficerebbero le popolazioni locali e non da ultimo il quadro scientifico internazionale».
Siamo molto soddisfatti di questa notizia che rimette al centro della discussione la fondamentale importanza dello studio epidemiologico, cosa che abbiamo da sempre sostenuto.
Riteniamo fondamentale che la Regione Veneto si esprima quanto prima sulla questione, chiarendo:
• di chi sarà la “governance” dello studio? Dell’ISS (come auspichiamo e sarebbe normale che fosse) oppure di Azienda Zero (che francamente non si vede come possa coordinare scientificamente l’ISS)?
• quali sono le tempistiche di effettuazione dello studio? Attendiamo chiare informazioni in merito visto quanto accaduto dal 2016 ad oggi;
• come sarà garantita la partecipazione dei cittadini, ormai imposta da tutti i nuovi protocolli epidemiologici, essendo le comunità locali i soggetti che in primis hanno subito (e continuano a subire) la grave contaminazione da PFAS?
Chiediamo da anni che venga effettuato uno studio di questo tipo per comprendere l’impatto che sta avendo il nostro ambiente contaminato su di noi, ma soprattutto sui nostri figli, perché la salute delle persone è legata indissolubilmente alla salute dell’ambiente in cui si vive.
Questo è alla base del principio ONE HEALTH, e di questo tema si sta parlando al convegno del Chemical Working Group a Bruxelles a cui stanno partecipando le nostre mamme Cristina e Laura.
MAMME NO PFAS
INCONTRO IN REGIONE
COMUNICATO STAMPA
VENEZIA, 25.05.22. Una delegazione del gruppo Mamme No Pfas ha incontrato a Palazzo Regionale Grandi Stazioni-Fondamenta Santa Lucia, l’Assessore alla Sanità Lanzarin insieme ai dirigenti e collaboratori del comparto Sanità e Sicurezza Alimentare, Ambiente e Agricoltura.
Non erano presenti le Associazioni di categoria degli agricoltori e allevatori perché ci sarà un incontro dedicato più avanti. Contiamo di parteciparvi.
Gli argomenti trattati hanno evidenziato che il biomonitoraggio nell'Ulss8 procede più spedito che nell'Ulss9 e che dalla prima alla seconda trance di analisi effettuate c'è stata una riduzione sostanziale del 60% di tali sostanze nel sangue. (continua....)
Inoltre è iniziata l’elaborazione dei dati raccolti che evidenziano una maggior incidenza di determinate patologie e di maggior mortalità nella nostra zona.
Tale analisi sostituisce in parte lo studio epidemiologico che doveva partire nel 2016 e si integra con quello di coorte sulla mortalità, ad opera del dott. Biggeri.
Relativamente agli alimenti, sono in fase di sviluppo tre Piani Regionali che andranno a monitorare la contaminazione negli alimenti animali, vegetali e della filiera di largo consumo. Per l’inizio si stanno attendendo i protocolli di ISS.
Sono attualmente in corso le analisi dell'acqua di abbeveraggio.
Sì è parlato di progetti in capo ai Consorzi di Bonifica per l'irriguo, in particolare per la sostituzione di acque sotterranee con acque di superficie (Leb) non contaminate. Molte sono le intenzioni ma i progetti per accedere ai finanziamenti sono costosissimi.
Nel frattempo le condutture acquedottistiche sono a buon punto.
Il 75% è stato realizzato e ci hanno assicurato che entro il 2023 tutto entrerà in funzione.
Abbiamo chiesto una maggiore attenzione alle perdite degli acquedotti esistenti.
L'atmosfera si è scaldata parlando di "messa in sicurezza sito Miteni".
Ad oggi fuoriescono ancora inquinanti che non rispettano la legge ambientale.
All'attuale gestore della messa in sicurezza del sito Miteni, non è stata ancora attribuita la responsabilità di non aver provveduto all'efficienza della barriera idraulica.
In attesa del prossimo incontro/confronto, non mancheremo a mantenere alta l’attenzione.
Mamme NO PFAS
Vicenza | Padova | Verona
LEGGE NAZIONALE SUI PFAS, GREENPEACE E MAMME NO PFAS: «SERVONO LIMITI ZERO»
COMUNICATO STAMPA
VENETO/ROMA 30.03.22. A seguito delle audizioni svoltesi in Commissione Ambiente del Senato, in merito al Disegno di Legge 2392 riguardo l’introduzione di limiti di legge nazionali sulla presenza di PFAS nelle acque potabili e nelle acque di scarico, le Mamme NO PFAS e Greenpeace dichiarano:
«Chiediamo al Governo e al Parlamento di avere coraggio e adottare limiti zero per la presenza di tutti i PFAS non solo nelle acque destinate al consumo umano, ma anche negli scarichi industriali: si tratta dell’unico valore che permette di garantire il diritto a vivere in un ambiente pulito e non contaminato. L’Italia, teatro della più vasta contaminazione avvenuta in Europa, che ha colpito tre province della Regione Veneto, ha bisogno di una moratoria urgente sui PFAS, che non solo ne azzeri la presenza nelle acque reflue, ma che introduca anche il divieto di produzione e utilizzo in tutti i settori industriali. Il nostro Paese ha la possibilità di fare la storia e, con un provvedimento realmente ambizioso, anteporre i diritti di tutte le persone al profitto di pochi. È arrivato il momento di agire con urgenza e senza compromessi al ribasso».
Le Mamme NO PFAS e Greenpeace, grazie alla collaborazione della Dott.ssa Claudia Marcolungo, dottore di ricerca in diritto pubblico e già docente di diritto ambientale dell’Università di Modena, hanno presentato alla Commissione del Senato una memoria scritta in cui vengono evidenziati numerosi aspetti della proposta di legge che devono essere migliorati. Oltre a sostanziare la richiesta di limiti zero, la relazione contiene numerose osservazioni in merito alla trasparenza sulle sostanze utilizzate dalle aziende, la necessità di introdurre obblighi a carico dei produttori e degli utilizzatori (compreso l’obbligo di fornire gli standard analitici per poter individuare le sostanze prodotte e utilizzate), colmare le lacune nelle autorizzazioni ambientali e la necessità di tutelare la salute delle persone a partire dalle categorie più vulnerabili come i minori.
Alla fine dello scorso autunno, Marcos Orellana, Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulle implicazioni per i diritti umani della gestione e dello smaltimento ecocompatibile di sostanze e rifiuti pericolosi, dopo aver visitato le aree del Veneto più contaminate aveva caldamente invitato l’Italia a introdurre un provvedimento per vietare i PFAS.
CONTATTI: Mamme No PFAS info@mammenopfas.org Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace, 340.9524775
RICHIESTA DI REGOLAMENTAZIONE DELLE SOSTANZE PFAS
COMUNICATO STAMPA
VENETO-PIEMONTE / ROMA, 02.02.22. Serve introdurre una legge in Italia che vieti l’uso e la produzione di sostanze per e poli-fluoroalchiliche (PFAS). E’ questa la richiesta inviata nei giorni scorsi da un gruppo di associazioni e comitati, costituito da Mamme No Pfas, Greenpeace, Comitato Stop Solvay, Medici ISDE, Legambiente, Comitato di lotta Maccacaro, Comitato acque e beni comuni di Verona e Monastero dei beni comuni, al Ministero della Transizione Ecologica, al Ministero della Salute, al Ministero dello Sviluppo Economico e al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali
Nonostante nella Comunità Europea l’Italia si distingua per avere il più vasto e pesante disastro causato da tali sostanze, il nostro Paese non ha introdotto una regolamentazione né tantomeno appoggiato la proposta di altre nazioni di regolamentarne l’uso a livello comunitario.
L’inquinamento da tali sostanze, comunemente dette PFAS, interessa principalmente tre province in Veneto e una in Piemonte, contraddistinte per avere nel loro territorio ditte produttrici di tali composti. Purtroppo l’inquinamento non rimane limitato alla zona esposta ma si diffonde attraverso l’aria, l’acqua, i prodotti agricoli e provenienti da filiere zootecniche, mettendo a rischio territori e migliaia di persone residenti anche in aree lontane dalle fonti inquinanti.
Tutte le regioni, sebbene con differenti livelli di contaminazione, sono interessate da questo inquinamento come evidenzia uno studio del CNR sulla “Distribuzione dei Pfas nelle acque italiane”. La contaminazione, tutt’ora in corso, dell'ambiente e delle persone è dovuta alla carenza di leggi che regolino la produzione, l’utilizzo e lo scarico delle sostanze PFAS, definiti "inquinanti eterni" a causa della loro scarsa biodegradabilità in ambiente o una volta entrati nel corpo umano.
La scoperta del grave inquinamento in Veneto è avvenuta nel lontano 2013 ma da allora, nonostante si siano susseguiti diversi governi appartenenti a molteplici forze politiche, non sono stati ancora presi provvedimenti legislativi a livello nazionale. Intanto in Piemonte Solvay continua a produrre e scaricare in Bormida e da lì nel Po, sino all'Adriatico, PFAS che, invece gli Stati Uniti dichiarano di voler dismettere.
Da tempo chiediamo alla politica di fissare limiti zero per i PFAS, ma se vogliamo realmente tutelare la nostra salute e quella dell’ambiente, occorre bandire queste sostanze fin dalla produzione. Abbiamo presentato un documento ai Ministeri della Transizione Ecologica, della Sanità, delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico, in cui esponiamo una lista di evidenze fondamentali per la regolamentazione dei suddetti composti chimici. Attendiamo risposta dai Ministeri e l’avvio di un dialogo concreto e fattivo.
Non possiamo aspettare oltre, ora è urgente che lo Stato si faccia promotore di una legge che tuteli l'ambiente, la salute e la sicurezza alimentare di tutti gli italiani regolamentando i Pfas. Chiediamo che gli interessi della collettività siano nalmente anteposti al protto di pochi.
f.to
Mamme No Pfas - Greenpeace - Comitato Stop Solvay - Medici ISDE - Legambiente - Comitato di lotta Maccacaro - Comitato acque e beni comuni di Verona Monastero dei beni comuni Movimento Blu
COMUNICATO STAMPA
ZAIA NON RISPONDE ALLE RICHIESTE DI ORGANIZZAZIONE E COMITATI PER LE NUOVE ANALISI DI PFAS NEGLI ALIMENTI
VENETO / ROMA, 30.12.21. Lo scorso 30 Novembre, comitati e associazioni hanno inviato una missiva al Presidente della Regione Veneto Luca Zaia chiedendo di sottoscrivere un protocollo di trasparenza riguardo il nuovo piano di monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) negli alimenti di origine vegetale e animale provenienti dall’area del Veneto contaminata.
Ad oggi, la lettera inviata da Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (ISDE), CGIL Vicenza, Comunità vicentina per l’agroecologia, Greenpeace, Italia Nostra Sezione Medio Basso Vicentino, Legambiente, Libera - associazioni nomi e numeri contro le mafie - coordinamento Veneto, Mamme No PFAS, Medicina Democratica, PFAS.land e Rete GAS Vicentina non ha ricevuto alcun riscontro.
La mancanza di una risposta da parte di Zaia inquieta comitati e associazioni perché denota la distanza dalle preoccupazioni urgenti dei cittadini inquinati e richiama a un modus operandi riluttante al confronto, già adottato in passato dalla Regione in merito all’inquinamento da PFAS. L’assenza di trasparenza e la scarsa condivisione delle informazioni con la popolazione contaminata da parte delle autorità regionali è stata evidenziata nei giorni scorsi anche nella relazione dello Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulla violazione dei diritti umani in relazione alle sostanze tossiche alla fine della sua visita in Italia.
Comitati e associazioni, oltre a rendersi disponibili per un incontro e a garantire la loro partecipazione alle riunioni preparatorie per disegnare il nuovo piano di monitoraggio, avevano richiesto a Zaia di garantire nella nuova campagna analitica la massima trasparenza e l’accessibilità alle informazioni relative agli esiti (anche in itinere) delle analisi, di condividere le tempistiche oltre alla necessità di estendere le analisi a tutte le aree toccate dai fiumi contaminati da PFAS. Un approccio di questo tipo è ancora oggi utilizzato dalla Regione in merito ai dati dell’acqua potabile nella zona rossa e sorprende che non possa essere replicato per gli alimenti.
COMUNICATO STAMPA
ROMA - 13 dicembre 2021
[Call for ONU - Marcos A. Orellana]
A nostro avviso i diritti umani che sono stati violati – non solo dalle Industrie, ma anche dalle nostre Istituzioni (Stato, Regione Veneto, Province di Verona/Vicenza/Padova, Sindaci di Comuni) che, negli ultimi 40 anni, hanno consentito la produzione di PFAS senza alcun controllo effettivo, sono i seguenti:
● il diritto a una vita sicura
● il diritto a un ambiente sano
● il diritto a un rimedio efficace
● il diritto a un'informazione trasparente
I suddetti diritti sono tutelati da alcuni articoli della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo: artt. 2, 8, 10 e 13.
Si evidenziano queste criticità e obiettivi:
Nessuno ci aveva informato che l’acqua che usciva dai nostri rubinetti conteneva PFAS a livelli elevatissimi, sebbene ben noto alle Autorità e ai Gestori dell’Acqua già dal 2013; oltretutto, negli anni successivi e persino dopo l'avvio del Piano di Sorveglianza sanitaria, l’acqua di casa è stata sempre definita “potabile” dalle Istituzioni, anche quando i filtri a carboni attivi non riuscivano a bloccare totalmente i PFAS e il “limite di performance" era 1030 ng/l di PFAS totali.
>> Ora chiediamo un'informazione trasparente ed efficace.
Ancora oggi - 13 dicembre 2021 - non tutte le persone esposte a rischio PFAS hanno diritto di sapere la quantità di PFAS contenuta nel proprio sangue. La Regione Veneto ha infatti stabilito che possono accedere allo screening solo i residenti in Area Rossa nati tra il 1951 e il 2014. Restano quindi esclusi tutti i cittadini più anziani e i bambini, oltre che i residenti della aree limitrofe, soprattutto quelli dell’Area Arancione che hanno nella falda pure sostanze di più recente produzione come C6O4 e GenX, sostanza quest’ultima permessa dalla Regione nel 2014, in piena emergenza PFAS. Nessun laboratorio privato è autorizzato a svolgere analisi del sangue per la ricerca di PFAS, neppure a pagamento.
>> Ora chiediamo che tutte le persone esposte a rischio PFAS possano accedere allo Screening PFAS, indipendentemente dal comune di residenza o dall'età.
I bambini esposti a PFAS fin dal grembo materno sono stati dimenticati. Sebbene i due "studi sugli esiti materni e neonatali" dimostrino che nei comuni a maggior esposizione da PFAS ci sia un aumento significativo di problemi legati alla gravidanza e di bambini nati sottopeso e/o con malformazioni, non ci sono mai più state valutazioni successive per comprendere lo stato di salute degli stessi.
>> Ora chiediamo che: siano attivati i consultori familiari, con personale appositamente formato sui PFAS per orientare le coppie che intendono procreare e le donne in stato di gravidanza; che lo Screening PFAS sia introdotto tra gli esami propedeutici della gravidanza su tutto il territorio a rischio contaminazione della Regione; che tutti i bambini nati in condizioni di rischio, da zero a tre anni, siano sottoposti a Screening PFAS e quindi seguiti con attenzione durante la crescita per controllare le insorgenze di eventuali patologie.
Ci è stato negato il diritto all’informazione anche per quanto concerne la contaminazione degli alimenti. Solo attraverso un ricorso al TAR siamo riusciti ad ottenere le analisi effettuate su alcune matrici alimentari dell’Area Rossa ma non tutti i dati ci sono stati forniti. E quelli forniti mostrano forti incoerenze e gravi errori di metodo. La Regione Veneto ha inoltre sottovalutato la gravità della contaminazione dei cibi prodotti nell'Area Rossa basandosi sulle vecchie TDI stabilite da EFSA nel 2018 che non si riferiscono a popolazioni già pesantemente contaminate da PFAS, come la nostra. Non abbiamo quindi la minima sicurezza alimentare a fronte dell’emergenza PFAS dichiarata.
>> Ora chiediamo che vengano interamente forniti tutti i dati di qualsiasi valutazione sugli alimenti, anche futuri. Chiediamo che sia istituito un marchio “PFAS FREE” per gli alimenti, indispensabile per la prevenzione primaria e secondaria di tutti i cittadini esposti a rischio PFAS, soprattutto per coloro che hanno già comprovato la presenza di alti valori di PFAS nel sangue.
Nessuna bonifica o intervento risolutivo è stato effettuato nelle aree a maggior livello di contaminazione. Nonostante Miteni abbia cessato la sua attività nel 2018, ad oggi nessuna bonifica del sito è stata iniziata e l’inquinamento continua a scendere nell'acquifero sottostante inquinando la falda. La barriera idraulica risulta infatti inefficace. Il Sindaco di Trissino, la Provincia di Vicenza e la Regione Veneto avevano l’obbligo di presentare il progetto di bonifica, ma non l’hanno fatto. Allo stesso modo non sono state ancora fatte le necessarie caratterizzazioni del sito. Necessaria pure l’attuazione del Patto Stato Regione per la bonifica del bacino del Fratta Gorzone - dove scarica il tubo ARICA, con i suoi cinque depuratori - da cui provengono moltissimi alimenti per i mercati locali e nazionali.
>> Ora chiediamo che cittadini, associazioni e comitati ambientalisti siano coinvolti nel progetto di bonifica integrale della Miteni, da realizzare il prima possibile, senza ulteriori indugi. Chiediamo pure l’attuazione del Patto Stato Regione per la bonifica del Fratta Gorzone e il controllo serrato del ciclo dei reflui PFAS che finiscono nei fanghi delle discariche (come quella di Torretta) o nei camini delle aziende che rigenerano i Carboni Attivi Granulari (come a Legnago).
Non esiste una legge italiana che regolamenti i PFAS. Senza una legge nazionale, se una Regione fissa dei limiti, le aziende si possono trasferire in altre Regioni italiane, spostando il problema dell’inquinamento senza risolverlo.
>> Ora chiediamo una legge nazionale che regolamenti gli scarichi delle aziende e dei depuratori, come pure le concentrazioni nei fanghi di depurazione poi utilizzati come ammendanti agricoli. Per garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini, chiediamo che i limiti vengano fissati il più vicino possibile allo zero rilevabile in laboratorio, fino a quando le Agenzie di competenza - come l’ECHA per l'Europa - si pronuncino sul bando di tutta la famiglia dei PFAS.
Mamme No PFAS - PFAS.land
Roma, 13 Dicembre 2021
COMUNICATO STAMPA
VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI? IN ARRIVO MISSIONE ONU IN VENETO
Vicenza, Padova, Verona, 22 novembre 2021
«Noi madri non siamo armate, non facciamo la guerra. Ma il nostro istinto è l'arma più potente che esistere, un'arma che è strumento di cambiamento, che crea e ricostruisce, questo è quanto desideriamo ogni giorno e che vogliamo insegnare ai nostri figli» – sono le parole di Michela Piccoli, Mamma No Pfas, dopo aver ricevuto la notizia della Missione Onu in Veneto. (continua a leggere)
È stato infatti accolto l'accorato appello dei genitori e cittadini del Veneto il 25 settembre del 2021. Una missione dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani in relazione alle Sostanze Tossiche verrà a tastare con mano la situazione, per trovare le risposte ad alcune domande. Quello che è successo nel nostro territorio è certamente un crimine ambientale. Ma quali sono gli effetti sulla popolazione di un disastro di tale portata? Siamo certi che siano stati rispettati i diritti delle centinaia di migliaia di cittadini che vivono in quest'area? Soprattutto il diritto all'informazione, alla salute, al rimedio effettivo? Ovvero sia gli articoli 2, 8, 10 e 13 sanciti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo?
Non trascurando lo spostamento della produzione del C6O4 alla Solvay di Spinetta Marengo e degli impianti Miteni in India, «chiediamo un processo/indagine e attenzione internazionali. Il crimine ambientale è un crimine sociale e la violenza multispecie e multiverso di questo crimine non deve essere trascurata. Questa è la nostra tesi. Cambiando l'approccio, cambia il mondo» – come scrive nelle righe finali della lettera all'ONU, Alberto Peruffo (PFAS.land), estensore della Call for Inputs all'Alto Commissario delle Nazioni Unite, Marcos Orellana, inviato su invito di Giuseppe Ungherese (Greenpeace Italia).
Un'agenda fitta di impegni per trovare le risposte: incontri con autorità ed enti locali, regionali e nazionali, ma anche incontri con chi ha vissuto e vive ogni giorno sulla propria pelle la sfida di abitare in un territorio che è teatro di uno dei più gravi casi di inquinamento a livello internazionale.
Appuntamento con la missione ONU dal 30 Novembre al 4 Dicembre 2021..
COMUNICATO STAMPA
PFAS NEGLI ALIMENTI: IL TAR DEL VENETO DÀ RAGIONE ALLE MAMME NO PFAS E A GREENPEACE
Venezia 9 aprile 2021
La Regione Veneto dovrà fornire i dati completi relativi alla presenza di PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) negli alimenti. È quanto esprimono le due sentenze pubblicate nella giornata di ieri, 8 Aprile 2020, dal Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto che ha accolto i ricorsi presentati dalle Mamme NO PFAS e da Greenpeace, in seguito al diniego da parte delle autorità regionali (continua a leggere)
«Si tratta di sentenze storiche. Da circa due anni chiediamo trasparenza alle autorità locali con tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione e finalmente il TAR ci dà ragione», fanno sapere le Mamme No PFAS e Greenpeace. «Le persone che da decenni subiscono le conseguenze di tale inquinamento hanno il diritto di sapere i dettagli della contaminazione degli alimenti coltivati in zona, quali sono i prodotti più a rischio e la loro provenienza, con riferimento a tutte le 12 sostanze perfluoroalchiliche che sono state analizzate. Con questo non vogliamo assolutamente creare allarmismi e tantomeno criminalizzare le categorie produttrici che sono anch’esse vittime di questo grave inquinamento. Proprio per questo abbiamo chiesto anche di conoscere le attività ispettive svolte dalla Regione Veneto di ulteriore controllo e le azioni di tipo PRECAUZIONALE. Perché è proprio l’aspetto PRECAUZIONALE che può e deve aiutare le aziende produttrici», concludono le associazioni. Gli alimenti possono costituire una fonte importante di tali inquinanti per l’uomo, come dimostrano numerose ricerche scientifiche recenti. I dati finora disponibili sulla presenza di tali sostanze venivano forniti dalla Regione in modo aggregato e limitati a soli due composti. Inoltre, non erano geolocalizzati. Da anni la Regione aveva opposto il diniego alle varie istanze di accesso agli atti, sostenendo che la loro condivisione avrebbe violato la privacy dei soggetti osservati, oltre ad ostacolare le inchieste giudiziarie in corso. Motivazione contro le quali si era, peraltro, già espresso anche il Garante dei diritti della persona, il quale aveva osservato che le informazioni richieste rientravano nel perimetro delle informazioni accessibili in quanto riguardavano “emissioni nell’ambiente”. Quindi le motivazioni a sostegno del diniego di accesso opposte dalla Regione Veneto sono state ritenute infondate dalle sentenze della sezione II del TAR Veneto n. 464/2021 e 466/2021 (Presidente Pasi, Giudice relatore Valletta), depositate nella giornata di ieri, che impongono alla Regione (oltre che di risarcire le spese legali) di fornire i dati richiesti entro 60 giorni. È quindi con grande soddisfazione che Mamme NO PFAS e Greenpeace aggiungono un altro importante tassello in quella che è stata definita “la battaglia per la salute dei nostri figli e di tutti noi cittadini”.
Mamme No Pfas Vicenza | Padova | Verona
COMUNICATO STAMPA
RESOCONTO PARTECIPAZIONE AL TAVOLO TECNICO DEL MINISTERO DELL'AMBIENTE23 gennaio 2021Nella mattinata di giovedì 21 gennaio 2021 le Mamme NO PFAS insieme al Comitato STOP SOLVAY hanno preso parte al tavolo tecnico Misure urgenti pear la riduzione dell’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche PFAS.
Al tavolo erano presenti Ministero dell’Ambiente, Istituto Superiore di Sanità (ISS), ISPRA, Confindustria, Federchimica, i presidenti delle Commissioni ambiente della Camera e del Senato, Legambiente.
Questo tavolo è nato dall’esigenza di trovare un accordo tra le parti per tutelare quelli che sono stati riconosciuti essere gli interessi in gioco: ambiente, salute ed economia. Abbiamo partecipato perché ci sembrava doveroso che la voce di chi abita i territori interessati fosse presente.
Quando si discute di questioni di interesse nazionale che minano la salute e l’integrità di comunità locali, quelle stesse comunità hanno il diritto di essere informate. Prendiamo quindi atto di un riconoscimento dell’importanza di questa tematica per tutto il territorio nazionale.
I PFAS non sono regolamentati da troppi decenni e i gravi danni sanitari che la popolazione veneta e quella piemontese stanno pagando sono un chiaro effetto di quanto queste sostanze tossiche, persistenti e bioaccumulabili nell’uomo e negli animali, non possano più essere disperse nell’ambiente, data anche l’estrema difficoltà nel rimuoverle da quest’ultimo.
Riteniamo lungimirante l’intervento del direttore del Reparto di Qualità dell’Acqua e Salute dell’ISS, Luca Lucentini, che ha sottolineato la necessità di rivedere i criteri con cui le sostanze sono regolamentate e classificate nel REACH (Registro Europeo per le Sostanze Chimiche).
Nello specifico, è necessario prendere in considerazione l’elevata mobilità dei PFAS (e.g. PFAS a catena corta) che li rendono particolarmente pericolosi poiché, se dispersi nelle acque superficiali e nel terreno, possono inquinare anche le falde profonde. Riguardo ai limiti allo scarico per queste sostanze, l’ISS ha espresso la necessità di includere nei limiti la sommatoria dell’intera classe PFAS e non di regolamentarne soltanto qualche decina. Noi aggiungiamo che la sommatoria deve considerare anche gli isomeri e i polimeri, cioè tutte le molecole che contengono un legame fluoro-carbonio.
Inoltre, ci pare altrettanto importante una frase che, come mamme e persone che lottano per la salute della propria collettività, teniamo a ribadire costantemente e che anche l’ISS ha ricordato: è ingiusto che l’onere della potabilizzazione dell’acqua sia a spese di chi gestisce i servizi idrici e non di chi ha diffuso i contaminanti.
Miteni e Solvay hanno (e stanno) inquinando l’ambiente in cui viviamo e respiriamo quotidianamente. Stanno compromettendo la vita dei nostri figli. Per questo motivo, con estrema forza e con una vasta documentazione frutto del lavoro di tante persone, abbiamo ribadito l’estrema urgenza di porre LIMITI ZERO per queste sostanze.
La nostra convinzione rimane forte, nonostante le argomentazioni pseudo antropologiche e le parole della rappresentante di Federchimica, Alessandra Pellegrini: «L’uomo prima sbaglia, poi impara», con le quali si è voluto provare a giustificare, nemmeno troppo implicitamente, i danni causati dalle aziende produttrici e utilizzatrici di PFAS.
Vogliamo ricordare a Federchimica che è la natura stessa del sistema economico attuale ad immolare sull’altare della produzione la salute delle persone e la sicurezza dell’ambiente in cui viviamo. Vero motivo per cui ci troviamo ad affrontare questo ennesimo disastro sanitario ed ambientale. Riteniamo, quindi, inaccettabile la posizione espressa dall’associazione.
Miteni e Solvay hanno avuto decenni per imparare dal forte inquinamento causato ed hanno avuto decenni per poter scegliere di evitare l’utilizzo di queste sostanze, se non in ambiti essenziali. A tutt’oggi, Solvay disperde in falda, in acqua ed in aria PFAS, non permette monitoraggi accurati da parte degli enti preposti in nome del segreto industriale ed è chiamata in causa dallo Stato del New Jersey per disastro ambientale anche in quel territorio. I cittadini veneti, invece, si vedono costretti ad abbandonare la loro principale risorsa idrica in nome di questi “errori”. Pagano con la salute dei propri figli.
Forti di aver esposto le necessità di LIMITI ZERO a tutti i presenti, continueremo a seguire le vicende intorno a questo tavolo tecnico. Ci rendiamo disponibili a condividere conoscenze scientifiche con coloro che avranno competenza di decidere.
Sicuramente, non faremo mai un passo indietro!
Comitato STOP SOLVAY
Mamme NO PFAS
Tavolo Tecnico con il Ministero dell'Ambiente
21 gennaio 2021Chiamiamo all'azione il Ministro Sergio Costa
17 dicembre 2020Germania, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Danimarca stanno lavorando a una proposta di restrizione REACH per limitare i rischi per l’ambiente e la salute umana derivanti dalla produzione e dall’uso di tutte le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS).Per contrastare questo cambio di rotta, Chemours ha chiamato all’azione le associazioni di industriali di tutta Europa.Noi chiamiamo all’azione il nostro Ministro Sergio Costa perché dimostri di voler davvero tutelare la salute dell’ambiente e dei suoi cittadini senza piegarsi alle pressioni delle lobby della chimica irresponsabile.La più grave ed estesa contaminazione da PFAS in Europa è in Italia. Perché il nostro Governo non è in prima linea in questo cambiamento?I PFAS sono presenti come bombe ad orologeria pronte ad esplodere nei nostri figli. Non possiamo più tollerare che la cessazione della loro produzione e del loro utilizzo venga continuamente posticipata. Le alternative sicure esistono ed è su quelle che ci si deve concentrare per gli usi essenziali.Il disastro ambientale è noto dal 2013 eppure solo la Regione Veneto, nel 2017 ha fissato un limite di 390 ng/l per le acque potabili con l’obiettivo di raggiungere lo zero tecnico (assenza virtuale) nell’area più colpita.Mancano ancora LIMITI NAZIONALI per gli scarichi che il Ministero dell’Ambiente sta discutendo da oltre due anni. A causa di questo ritardo, molte aziende venete hanno fatto ricorso e continuano a scaricare oltre i limiti regionali.Il Ministero dell’Ambiente ci ha invitate ad un tavolo tecnico insieme a Confindustria. L’appuntamento del 29 ottobre è stato rinviato a causa dell’emergenza Covid-19, ma contiamo di poter dare al più presto il nostro contributo affinché i limiti indicati nella bozza del Collegato Ambientale 2020 vengano drasticamente abbassati.Le immissioni di PFAS nell’ambiente devono al più presto cessare: le industrie dal 2013 hanno avuto tutto il tempo di adeguare i propri impianti utilizzando le nuove BAT. Eppure un’azienda come la Solvay di Spinetta Marengo (AL), recentemente condannata per aver consapevolmente inquinato la falda acquifera, ha da poco ottenuto l’ampliamento della produzione di C6O4, già trovato nel fiume Po che attraversa tutta la Pianura Padana fornendo acqua potabile e per l’irriguo, per poi finire nel Mare Adriatico, con buona pace di consumatori di vongole e molluschi. La necessità di regolamentare queste sostanze riguarda tutto il territorio nazionale perché i PFAS sono stati trovati nei fiumi di tutte le Regioni italiane.
Mamme No Pfas e Comitato Stop Solvay
Approvata la nuova Direttiva sull'acqua potabile
15 dicembre 2020Il Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva la norma sui limiti per le acque potabili dopo ben 22 anni dall’ultima regolamentazione in materia. Nonostante gli emendamenti presentati, anche dai comitati popolari, il Parlamento Europeo ha preferito cedere alla pressione delle lobby (che ultimamente sono sul piede di guerra) e perdere dunque l’occasione per salvaguardare in maniera decisa e responsabile la salute dei cittadini.Senza processo alle intenzioni che possono far pensare anche alla salvaguardia dei comparti produttivi in cui sono impiegate migliaia di persone, crediamo che dopo 22 anni qualcosa in più si potesse e di dovesse fare, alla luce soprattutto delle gravissime contaminazioni accadute alla falda veneta che vede coinvolte più di 350.000 persone.Una volta entrati in vigore i nuovi limiti (500 ng/L come somma per tutti i Pfas o 100 ng/L per la somma dei PFAS ritenuti piu' pericolosi - 20 per la precisione ndr) i Governi Europei avranno la facoltà di porre maggiori restrizioni entro i propri confini: quello sarà il momento della verità e della coerenza rispetto a quanto comunicato durante i diversi incontri che sono stati intrattenuti dal Ministero dell’Ambiente con le Mamme No Pfas .Ora, però, qualcuno dovrà anche spiegarci come si combineranno questi limiti con quanto fissato recentemente dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) che ha rivisto al ribasso la TWI settimanale (dose settimanale tollerabile) per queste sostanze.Ricordiamo infatti che il limite raccomandato è di 4,4 ng/kg di peso corporeo alla settimana. Per esempio secondo EFSA un bambino di 20kg dovrebbe assumere al massimo 88 ng di Pfas alla settimana mentre invece, secondo la direttiva europea, potrebbe tranquillamente assumerne 500 ng bevendo anche solo un litro di acqua “potabile europea”. Queste ci sembrano quindi delle contraddizioni interne, che non danno risposte serie e credibili ai cittadini.Mentre in tutto il mondo ci si prepara a considerare non più il singolo PFAS ma tutte le sostanze perfluoroalchiliche come classe, mentre ci si accinge ad autorizzarne l’utilizzo solo per scopi realmente necessari, mentre si moltiplicano i gruppi di cittadini contaminati che chiedono giustizia, l’Europa si comporta ancora una volta da Vecchio Continente e rilascia una direttiva che è obsoleta in partenza.Non ci resta che sperare nella sensibilità dei governi dei singoli Stati Membri. La parola va ora al nostro Ministro dell’Ambiente.