Miteni ha sottratto documentazione fondamentale agli organi di controllo

VICENZA, 09.06.2022

Nuova udienza in tribunale a Vicenza nell'ambito del processo a carico di 15 ex manager di Miteni.

Con la prosecuzione dell'esame del Maresciallo Manuel Tagliaferri, sono stati acquisiti nuovi elementi fondamentali a sostegno dell'impianto accusatorio.

È per esempio emerso come Miteni abbia omesso di inviare agli enti competenti per i controlli ambientali tutta una serie di rapporti di prova (sia di laboratori interni, sia esterni come Agrolab e Chelab) che dimostrano come il C6O4 e il GenX siano stati ricercati dall'azienda ben prima del giugno 2018, data del ritrovamento in falda da parte di ARPAV. Dunque l'azienda ha sottratto, secondo quanto accertato dal Noe, agli organi di controllo fondamentale documentazione relativa alla presenza di questi inquinanti nelle acque.

Nella sua deposizione il maresciallo Tagliaferri ha altresì precisato che, anche se la produzione ufficiale di C6O4 è partita nel 2013, in realtà la sostanza veniva già prodotta in impianti pilota dal 2011 su incarico di Solvay (dato che corrisponde a quanto già dichiarato dal dott. Polesello di Ispra nella sua testimonianza sulla presenza di questa sostanza nei campioni prelevati proprio da Ispra nel 2011).

L'ultima parte della deposizione ha riguardato l'attività del prof. Giovanni Costa, medico del lavoro di Miteni dal 1989 al 2016.

Come accertato dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Treviso, il prof. Costa partecipò per conto di Miteni a moltissimi meeting internazionali sui PFAS, ed era in contatto con i più grandi produttori mondiali di queste sostanze (DuPont, 3M, Solvay). Grazie a questi contatti privilegiati, il prof. Costa era informato degli studi sulla pericolosità dei PFAS condotti in varie parti del mondo molto tempo prima rispetto alla data in cui i risultati sono stati resi noti ufficialmente. Così ad esempio risulta provato che Costa fosse informato delle problematiche dello stabilimento DuPont in West Virginia già nell'agosto 2004, quando invece gli esiti del C8 Science Panel vennero resi noti solo nel 2009.

Impressionanti infine i dati rinvenuti nella documentazione del professore e relativi alle analisi sul siero dei lavoratori.

Uno dei lavoratori (il cui nome non è stato reso noto) aveva il valore più alto trovato in assoluto: 91.900 ng/ml. È deceduto nel 2006. Un altro aveva 76.500 ng/ml. È deceduto nel 2002.


Così si è conclusa la deposizione del M.llo Tagliaferri: con dei dati che ci hanno fatto rabbrividire, e ci motivano ulteriormente a lottare per l'accertamento delle responsabilità.

L'accordo di cessione a ICIG per 1 euro escludeva espressamente qualsiasi garanzia da parte del venditore Mitsubishi in merito alle criticità ambientali dell'area Miteni

Vicenza, udienza del 28 aprile 2022.

Il dottor Domenico Mantoan, già direttore generale della Sanità per la regione Veneto, ha confermato come gli studi compiuti sino ad ora abbiano evidenziato la correlazione tra i PFAS e numerose patologie, con ad esempio un +20% di morti per malattie cardiovascolari nella popolazione contaminata.

Considerato ciò, sorprende molto che non abbia saputo ricordare nulla di un primo monitoraggio degli alimenti eseguito negli anni 2014-2016, né riferire se fossero stati adottati – o almeno proposti dai suoi dirigenti – provvedimenti cautelari quali il divieto di utilizzo e commercializzazione degli alimenti contaminati.

Ha rammentato solo un divieto di abbeveraggio degli animali, ed è decisamente un pò poco per chi per dieci anni ha ricoperto un ruolo di grande responsabilità come il suo.

Ma ancora più singolare è che il dottor Mantoan non abbia saputo riferire nulla in merito all'indagine epidemiologica che era stata deliberata nel 2016 dalla Giunta regionale del Veneto, ed assegnata all'Istituto Superiore di Sanità.

Noi cittadini contaminati sappiamo bene che purtroppo quell'indagine non è mai stata effettuata, ma ci chiediamo: chi è il responsabile di questa inadempienza? Ed è plausibile che il direttore generale della Sanità del Veneto, che in udienza ha dichiarato di essere stato a conoscenza della correlazione tra i PFAS e numerose patologie, non si sia mai interessato dell'esecuzione di una delibera di Giunta Regionale che stabiliva la necessità di uno studio epidemiologico?


Decisamente più interessante è stato il testimone successivo, il maresciallo dei carabinieri del NOE di Treviso, Manuel Tagliaferri, che ha condotto le indagini nei confronti della Miteni. La sua deposizione è solo all'inizio, ma si è già dimostrato molto preciso illustrando l'attività svolta, comprese le perquisizioni e le acquisizioni documentali.

Ed a tale proposito, vogliamo richiamare l'attenzione su quanto riferito dall'investigatore in merito al passaggio di proprietà di Miteni, avvenuto nel 2009, da Mitsubishi ad ICIG per l'incredibile somma di € 1,00 (UN EURO).

Ebbene, il Maresciallo Tagliaferri ha testimoniato che l'accordo di cessione escludeva espressamente qualsiasi garanzia da parte del venditore Mitsubishi in merito alle criticità ambientali dell'area Miteni.

In pratica, un acquisto a scatola chiusa dal punto di vista ambientale, senza garanzie, e per un euro.

Attendiamo con estremo interesse la prossima udienza, il 19 maggio, convinte che ne sentiremo delle belle.

I figli di madri contaminate da PFAS ricevono un'eredità tossica sin dal loro concepimento. Queste sostanze pericolose vanno bandite al più presto


Giovedì 21 aprile 2022, presso il tribunale di Vicenza, si è svolta un’altra udienza del “processo Miteni” durante la quale la dott.ssa Francesca Russo, Direttore Prevenzione, sicurezza alimentare, veterinaria della Regione Veneto, ha confermato quello che già purtroppo sapevamo: Miteni era a conoscenza della pericolosità delle sostanze che produceva almeno sin dal 2000, quando ha iniziato un biomonitoraggio sui lavoratori dipendenti ricercando e trovando anche a concentrazioni elevatissime PFAS nel loro sangue. Ha inoltre dichiarato che in “area rossa” la mortalità e l'incidenza di alcune patologie correlabili all'esposizione a PFAS è maggiore rispetto ad altre aree venete in cui lo stile di vita e le condizioni della popolazione sono del tutto simili. Russo ha sottolineato più volte che l’unica differenza per l'area rossa è la pesante contaminazione da PFAS e che quindi potrebbe proprio essere questa la causa degli eccessi di mortalità e prevalenza di determinate patologie nella popolazione maggiormente esposta.


Ha dichiarato anche che, se la ricerca di PFAS nel sangue della popolazione residente in area rossa fosse stata fatta già a partire dalla scoperta della contaminazione, nel 2013, probabilmente i valori riscontrati sarebbero stati ancora più elevati di quelli estremamente allarmanti riscontrati nel primo campionamento iniziato nel 2015 e che ha portato poi alla realizzazione del Piano di sorveglianza sanitaria iniziato dalla Regione Veneto nel 2017.


La dott.ssa Russo ha anche confermato come gli studi scientifici internazionali dimostrino che queste sostanze pericolose vengono trasmesse dalla madre al bambino fin dal concepimento attraverso la placenta. Quindi noi stiamo lasciando ai nostri figli un'eredità tossica che non avremmo certo voluto lasciare. Qualcuno è responsabile di questo e il processo al quale stiamo dando il nostro contributo ha proprio lo scopo di accertare chi dovrà essere condannato per questo, perché quel che sta succedendo qui in Veneto non si ripeta in altre popolazioni.


Sconcertanti i dati su mortalità e gravidanze in "area rossa", ma nessuno parla dello studio epidemiologico


Sono numeri difficili da digerire quelli esposti dalla Dott.ssa Francesca Russo, Direttore Prevenzione, sicurezza alimentare, veterinaria della Regione Veneto, durante l'udienza dello scorso 23 Marzo presso il tribunale di Vicenza dove si sta svolgendo il processo a carico di 15 ex manager di Miteni, Mitsubishi e ICIG.

Numeri scomodi, che parlano da soli, che dipingono lucidamente un quadro drammatico: quello della mortalità nella zona a elevata esposizione da PFAS in Veneto. La valutazione ha preso in esame gli anni dal 2007 al 2014 e ha rilevato +21% di cardiopatia ischemica nei maschi, +19% nelle femmine, +25% di diabete mellito nelle femmine, +19% di malattie cerebrovascolari nei maschi. Malattie che da noi fanno morire di più, molto di più, sebbene siano state comparate ad aree venete che sono assolutamente analoghe alle nostre, ma non esposte a PFAS.

Ci sono poi i dati sulla prevalenza di malattie che vedono ancora una volta gli abitanti della "zona rossa" maggiormente colpiti da ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica, diabete mellito, dislipidemie e malattie tiroidee. E se questo non bastasse, ci sono pure gli sconcertanti dati sulle gravidanze, con un +69% per diabete gestazionale, +49% di pre-eclampsia e un +30% di bambini con basso peso alla nascita.

Ad oggi, i dati dei pochi bambini che hanno effettuato il primo round previsto dal Piano di Sorveglianza Sanitaria mostrano un colesterolo oltre i livelli normali nel 13-14% dei casi. Come sottolineato dalla stessa dott.ssa Russo, nei bambini certamente viene difficile pensare alla co-presenza di altri fattori di rischio come il fumo, la sedentarietà o la cattiva alimentazione…

Certamente il COVID ha rallentato il cronoprogramma, ma l’impressione è che invece di terminare il primo round di Screening (come previsto dal DGR 21 Maggio 2018), la Regione Veneto stia dando precedenza al secondo round di analisi perché i dati sono certamente incoraggianti e segnalano una buona diminuzione dei valori sierici di tali sostanze. I filtri, ma anche e soprattutto un cambio repentino dello stile di vita degli abitanti della zona rossa, stanno dando dei risultati. Ma possiamo stare tranquilli con queste concentrazioni sieriche, soprattutto alla luce dei dati di mortalità sopra riportati?

La Dott.ssa Russo durante l’udienza ha parlato diverse volte di correlazione, certamente mai di relazione causa-effetto, tra l’esposizione ai PFAS e le malattie sovraelencate. Manca infatti un importante tassello: lo studio epidemiologico deliberato nel 2016. Nonostante le richieste della Commissione Ecomafie, la Regione Veneto non ha mai chiarito i motivi per i quali lo studio non è mai partito e in aula nessuno ne ha fatto cenno. Noi invece continuiamo a chiederlo con forza, certi che fornirà un contributo fondamentale a questo processo, chiarendo in modo inequivocabile la responsabilità delle persone che hanno causato questo enorme disastro.

VICENZA - 17 Marzo 2022

"I ritardi che non possiamo permetterci"

Dalla testimonianza del dottor Stopazzolo, resa il 17 marzo 2022 in Tribunale, è emerso un fatto molto importante: la Regione ha già in suo possesso tutti i dati che le consentirebbero di eseguire un'indagine epidemiologica sulla popolazione contaminata da PFAS. Per questo, è ancora più scandaloso che ad oggi, pur in presenza di una delibera di Giunta che la approvava già da maggio 2016, questa indagine non sia ancora stata avviata. Cosa stiamo aspettando? È inaccettabile che in presenza di uno dei più gravi casi di inquinamento da PFAS al mondo, con una popolazione interessata di oltre 350.000 persone, lo studio epidemiologico non sia ancora iniziato. In questo modo sembra quasi che si vogliano avvalorare le difese degli imputati, che vorrebbero far credere alla Corte che avere queste sostanze chimiche nel sangue non provochi patologie. Purtroppo non è così e i dati parlano chiaro!

Noi mamme chiediamo ora con forza alla Regione Veneto di far partire quello studio epidemiologico: se fosse partito nel 2016, ad oggi avremmo già a disposizione dati incontrovertibili che aiuterebbero la Corte a far luce sull’accaduto. Il Piano di Sorveglianza Sanitaria, che ha certamente rilevato moltepliciti criticità, non può infatti essere considerato un’analisi epidemiologica, in quanto esclude le fasce più a rischio della popolazione (bambini ed anziani) e non comprende tutti i comuni impattati dall’inquinamento da PFAS.

Inoltre lo scorso gennaio abbiamo chiesto alla Regione Veneto di informare tutta la popolazione riguardo alla situazione bonifica e irriguo: una risposta ai cittadini in merito a questioni che riguardano il loro ambiente e la loro salute è oltremodo necessaria.

VICENZA - 03 Marzo 2022

"Confermata la drammatica situazione dei nostri figli"

All’udienza del processo PFAS presso il Tribunale di Vicenza a carico di 15 manager di Miteni spa, ICIG e Mitsubishi, il teste Giampaolo Stopazzolo, Direttore Servizi Socio-Sanitari della ULSS 8 Berica, ha purtroppo confermato quanto sia drammatica la situazione della popolazione colpita, a partire dai più piccoli. I dati rilevati nell’ambito del Piano di Sorveglianza Sanitaria avviato dalla Regione del Veneto nel 2017, infatti, dimostrano che quasi tutti i bambini esaminati (oltre l’80%) hanno quantità di PFAS nel sangue ben superiori a quelle rilevate nelle popolazioni esposte a contaminazione di fondo. Il confronto è al momento possibile solo per due molecole, il PFOS e il PFOA, già bandite dalla produzione proprio per la loro accertata pericolosità.

Ma sempre più numerosi studi scientifici dimostrano che i PFAS attualmente prodotti e utilizzati (quelli a catena di atomi di carbonio più corta), pur essendo scarsamente rilevabili nel sangue, hanno la tendenza ad accumularsi nel cervello, nei polmoni, nelle ossa, nel fegato e nei reni. I dati sugli alimenti, che siamo riuscite a ottenere attraverso un ricorso al TAR, confermano che i PFAS a catena corta sono presenti soprattutto negli alimenti di origine vegetale prodotti nell’area veneta contaminata, costituendo un pericolo per tutti i consumatori, non solo per quelli locali. Nonostante nel 2020 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) abbia rivisto al ribasso la stima delle dosi di assunzione settimanale tollerabili, non esistono evidenze scientifiche che dimostrino che al di sotto di una certa soglia la presenza di PFAS nell’organismo umano non sia pericolosa.

Per questo continuiamo a chiedere che queste “sostanze chimiche eterne” vengano bandite e sostituite con altre non pericolose per l'ambiente e per la salute umana.

"Miteni sapeva di inquinare ma non l'ha comunicato agli enti"

L'udienza era iniziata con il controesame del teste Alessandro Bizzotto, già responsabile del Servizio Controlli del Dipartimento provinciale ARPAV di Vicenza e dell’area di Arzignano. Le notizie emerse durante l’udienza del 24 febbraio 2022 sono state confermate: Miteni non ha mai comunicato agli enti la messa a punto della barriera idraulica per il contenimento dell’inquinamento, di cui era quindi consapevole, realizzata nel 2005 in seguito alle valutazioni di agenzie ambientali che dimostravano la contaminazione dei terreni del sito industriale.

Da un verbale di un tavolo tecnico del 13 luglio 2018 al quale erano presenti funzionari della Regione Veneto, Arpav, Provincia di Vicenza e Comune di Trissino, prodotto nella scorsa udienza dall’avvocato Matteo Ceruti (che insieme agli avvocati Guasti e Casellato difende le Mamme No PFAS costituite parte civile al processo) avevamo appreso, inoltre, che la società indagata, per il recupero del GenX dal rifiuto proveniente dall’olandese Chemours, utilizzava dal 2014 gli stessi impianti utilizzati nella produzione degli altri PFAS. Il fatto che il GenX, che come confermato da Bizzotto, veniva lavorato in Italia solo da Miteni, sia stato ritrovato a partire dal 2018 in falda, «potrebbe portare ad una nuova chiave di lettura, ossia l’ipotesi che la contaminazione della falda derivi, oltre che dalla presenza di rifiuti interrati, anche da perdite di processo degli impianti dello stabilimento». La presenza di GenX in falda dimostra anche che la barriera idraulica non è mai stata davvero efficace.

VICENZA - 24 Febbraio 2022

È stato esaminato in aula il testimone della Procura, Dott. Alessandro Bizzotto, che all'epoca dei fatti era responsabile del servizio controlli per ARPAV.

Dalla testimonianza è emerso che Miteni non ha mai comunicato agli enti la realizzazione della barriera idraulica per il contenimento dell’inquinamento della falda, né le indagini ambientali commissionate ad ERM Italia che avevano evidenziato la contaminazione dei terreni del sito industriale.

Durante la sua deposizione, il teste Bizzotto ha inoltre riferito che ARPAV aveva provveduto a ricercare la sostanza denominata GenX (contenuta in un rifiuto proveniente dall'azienda chimica olandese Chemours) soltanto nel 2018, rinvenendone la presenza nella falda.

Inoltre il testimone ha riferito i contenuti di un verbale di un tavolo tecnico del 13 luglio 2018 al quale erano presenti funzionari della Regione Veneto, Arpav, Provincia di Vicenza e Comune di Trissino, prodotto dall’avvocato Matteo Ceruti, che insieme agli avvocati Guasti e Casellato difende anche le Mamme No PFAS costituite parte civile al processo a carico di 15 ex manager di Miteni. Da tale documento si apprende che la società indagata, per il recupero del GenX, utilizzava gli stessi impianti utilizzati nella produzione degli altri PFAS, come confermato dal dott. Bizzotto il quale ha riferito che tali impianti presentano diverse "anomalie".

Il fatto che il GenX, che come ha confermato il testimone Bizzotto di ARPAV in Italia veniva lavorato solo da Miteni, sia stato ritrovato a partire dal 2018 in falda, «potrebbe portare ad una nuova "chiave di lettura", ossia l’ipotesi che la contaminazione della falda da PFAS derivi, oltre che dalla presenza di rifiuti interrati, anche da perdite di processo degli impianti dello stabilimento», come evidenziarono i vertici di ARPAV e i dirigenti tecnici della Regione Veneto.

La presenza di GenX in falda dimostra anche che la barriera idraulica non è mai stata davvero efficace.


Prossima udienza 3 Marzo 2022

VICENZA - 17 Febbraio 2022

«Noi siamo sempre qui, indossando le nostre t-shirt, come il vestito buono della domenica, oramai sbiadite, su cui sono impressi i nomi dei nostri figli e i valori delle concentrazioni di Pfoa riscontrate nel loro sangue».

In nome di Francesca, Irene e Maddalena, oggi mamma Michela e Giovanna erano presenti all'udienza presso l'aula C della Corte d'Assise di Vicenza, lì ad ascoltare chi dovrà ricostruire, ricordare, spiegare e giustificare perché siamo arrivati a questo punto.

VICENZA - 3 Febbraio 2022

La ricerca e l’individuazione in altri o in se stessi del capro espiatorio è un “business” in cui molti investono economicamente e politicamente da secoli

«Oggi al processo è stata una giornata particolare; da una parte non riuscivo a staccare l'attenzione da ciò che il teste rispondeva alle domande postegli, dall'altra prendevo coscienza del fatto che tutti gli sforzi fatti finora iniziano a trovare conferme. Nel 2017 eravamo etichettate come "allarmiste, terroriste sociali" ma con il passare dei mesi e degli anni quello che noi avevamo sentito dentro e che il nostro istinto materno ci spingeva a fare stava prendendo forma.

Ora percepiamo in maniera significativa che alcune verità stanno venendo a galla ed è come se avessero una miccia accesa che nessuno vorrebbe tenere in mano nel momento in cui esploderanno.

È pomeriggio inoltrato, sono un po' stanca ma felice o per lo meno ragionevolmente soddisfatta di non essere qui a perdere tempo.»

VICENZA - 16 Dicembre 2021 "Oggi altra udienza del processo Miteni, lunghissima. Stasera, oltre che stanca, sono molto contenta perché nel pomeriggio ho ascoltato una deposizione esauriente, onesta, di grande spessore scientifico. Quando una persona ha lavorato bene e con coscienza, non ha paura di rispondere alle domande, e non si riesce a farla cadere in contraddizione.

Non ci sono mezze risposte per il timore di incorrere in corresponsabilità, perché se hai fatto il tuo dovere non devi aver paura di niente.

Finalmente un testimone così, finalmente. Parole pesanti come macigni, oggi in aula.

Grazie di cuore al geologo di Arpav, bravissimo anche come divulgatore scientifico" (da una Mamma No Pfas)


Prossima udienza 03 Febbraio 2022, ancora testi Arpav


VICENZA, 02 Dicembre 2021 - Durante l'udienza di oggi si sono viste proseguire le deposizioni di alcuni dirigenti del Dipartimento provinciale ARPAV di Vicenza.

Prossimo appuntamento il 16 Dicembre 2021, e come sempre noi ci saremo........


VICENZA, 25 Novembre 2021 - Polesello e la scomoda verità sul C6o4 Dopo che la Corte si è pronunciata su altre questioni procedurali, alle 13.30 di ieri, giovedi' 25 novembre, è stato chiamato al banco dei testimoni Stefano Polesello,il ricercatore del CNR che coordinò lo studio Distribuzione delle sostanze perfluoroalchiliche nelle acque dei fiumi italiani pubblicato nel 2013.

Polesello, oltre ad aver affermato che quello veneto è l'inquinamento da PFAS più grande in Europa, ha dichiarato che il C6O4 era prodotto dall'azienda già nel 2011, senza averlo comunicato alle autorità competenti. In tale anno, infatti, Polesello aveva eseguito dei prelievi di campioni di acqua nei pozzi di Miteni, successivamente congelati e poi ri-analizzati nel 2021 con nuove tecniche analitiche. ARPAV ha sempre dichiarato di aver rilevato il C6O4 nei pozzi spia attorno all'azienda solo nel 2018.

Previste nelle prossime udienze le deposizioni di tre dirigenti del Dipartimento provinciale ARPAV di Vicenza.

VICENZA, 18 Novembre 2021 - Qui Tribunale: all'ultima udienza sono state ammesse, sia pure con qualche riduzione, le liste dei testi e consulenti tecnici depositate dalle parti. Ora davvero si entrerà nel vivo con l'interrogatorio dei testi indicati dal Pubblico Ministero: si inizia con i tecnici Arpav.Prossima udienza: 25 novembre 2021 ore 9.30 presso aula C della Corte d'Assise di Vicenza.

VICENZA, 11 Novembre 2021 - Nelle precedenti udienze tenutesi presso l'aula della Corte d'Assise del Tribunale di Vicenza, i difensori degli imputati avevano chiesto l’esclusione di un buon numero delle oltre 300 parti civili costituite, tra cui alcune Mamme No Pfas, le associazioni ambientaliste, i sindacati, le Ulss, Arpav e persino dei Ministeri dell'Ambiente e della Salute. Inoltre, avevano chiesto l'estromissione dei responsabili civili Mitsubishi e ICIG in quanto nel corso delle indagini sarebbero state raccolte delle prove, per loro pregiudizievoli, senza la loro partecipazione. Addirittura, era stata sollevata un'eccezione di improcedibilità perché la Procura non aveva chiesto un'autorizzazione che si indicava come necessaria: eccezione che, se accolta, avrebbe affossato immediatamente le nostre speranze di ottenere giustizia. Oggi i giudici Antonella Crea e Chiara Cuzzi, e i sei giudici popolari, hanno rigettato quasi tutte le eccezioni: le Mamme no Pfas sono tutte ammesse come parte civile, e così gran parte degli altri soggetti di cui era stata chiesta l'esclusione; Mitsubishi e ICIG rimangono nel processo come responsabili civili, pertanto risponderanno in caso di riconoscimento dei danni; il processo prosegue con la fase dibattimentale, e quindi potremo ascoltare i nostri testi e consulenti. La Corte d'Assise, oltre a rigettare quasi tutte le eccezioni degli imputati, ha dato un altro segnale molto importante, dettando un calendario di udienze piuttosto fitto che ostacolerà i tentativi di prolungare il processo per potersi avvalere della prescrizione. Ricordiamo che gli imputati sono accusati a vario titolo di avvelenamento acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari: è interesse della collettività ottenere una giustizia rapida. Prossima udienza: 18 novembre 2021 ore 9.30 presso aula C della Corte d'Assise di Vicenza; noi Mamme No Pfas saremo presenti, come sempre.

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