LE EVIDENZE E IL PARALLELISMO CON L’AMIANTO
Il prof. Grandjean ha chiarito come le aziende produttrici di PFAS fossero a conoscenza fin dagli anni ’70 di studi sugli effetti tossici di tali sostanze sia sugli animali che sugli esseri umani, ma li hanno tenuti nascosti e resi pubblici solo dopo il 2000.
Ha dichiarato che «esiste una documentazione sostanziale che dimostra una chiara associazione tra esposizione a PFAS ed effetti avversi sulla salute umana nella popolazione generale, soprattutto a livelli elevati, come quelli osservati nella “zona rossa” del Veneto». E ancora che «alcuni gruppi di popolazione, come le donne incinte e i bambini piccoli, sono particolarmente vulnerabili e possono subire effetti negativi a livelli di esposizione particolarmente bassi. Alcuni di questi effetti potrebbero essere rilevabili solo in tempi successivi», dichiarando quindi un pericolo per le generazioni future.
Il professore ha evidenziato anche come la valutazione dell’esposizione cumulativa di PFAS nel nostro organismo non possa basarsi semplicemente sulle concentrazioni nel sangue, perché questi inquinanti si accumulano anche nei nostri organi e tessuti, come evidenziato ormai da diversi studi.
Proprio per il fatto che queste sostanze persistono nell’organismo, il prof. Grandjean le ha definite come “il nuovo amianto” in quanto non provocano danni acuti ma a lungo termine.
EFSA HA SBAGLIATO I CALCOLI
Nel 2020 EFSA ha stabilito che l’assunzione settimanale tollerabile della somma di 4 PFAS è pari a 4,4 ng/kg di peso corporeo, un livello che corrisponde a una concentrazione sierica totale di 6,9 ng/ml. «Anche in questo caso, – continua Grandjean – questo livello viene spesso superato nella zona contaminata, talvolta in modo sostanziale». Inoltre, secondo uno studio pubblicato dallo stesso Grandjean (Jørgensen et al., 2023), «Il limite dell’EFSA è erroneamente elevato a causa di problemi di calcolo» e ha ricordato che nel 2022, l’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti «ha raccomandato limiti di esposizione inferiori di un centinaio di volte» rispetto a quelli di EFSA. Ci chiediamo se il Governo italiano ne sia a conoscenza e se si sia confrontato in merito con l’Istituto Superiore di Sanità. Ricordiamo che l’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti si è basata proprio sugli ultimi studi effettuati dal Prof. Grandjean per ridurre ulteriormente i limiti di queste sostanze a valori talmente bassi che, di fatto, significano virtuale assenza delle stesse.
INDIGNAZIONE PER LA TRADUZIONE INADEGUATA DEL CONSULENTE TECNICO
Il professore ha risposto alle domande della Corte e degli avvocati per oltre 6 ore, senza mai mostrare segni di cedimento o rassegnazione nonostante sia stato evidente che l’interprete nominata dal tribunale (che in Linkedin si qualifica come "Esperto di comunicazioni Specialista comunicazioni di marketing Assistente di direzione Coordinatore eventi") non fosse in grado di fornire una traduzione adeguata tanto delle domande che delle risposte, non avendo una sufficiente dimestichezza con la lingua italiana, né ha mostrato alcuna conoscenza del linguaggio tecnico, per cui la traduzione italiana è stata una sistematica storpiatura di termini e di frasi.
Poiché questa è la seconda volta che succede, dopo il caso dell’esame dell'avv. Robert Bilott che rese necessaria una seconda udienza per la nomina di due interpreti in sostituzione della traduttrice iniziale risultata inidonea, il nuovo errore nella nomina in cui è incorso il tribunale ci appare semplicemente incomprensibile.
Siamo indignate non solo per la totale inadeguatezza dell'interprete nominata per l’esame di un consulente tecnico su argomenti delicatissimi, ma anche per il fatto che l’esame è risultato completamente travisato.
Si tratta di una mancanza di rispetto non solo nei confronti del consulente, ma anche delle parti civili e di tutte le persone che hanno fatto uno sforzo economico significativo per nominare un esperto tanto importante, e infine nei confronti di tutte le vittime di quella che è considerata ad oggi la più grande contaminazione da PFAS al mondo per numero di persone coinvolte e per gravità di esposizione.
Proprio a causa dell’inadeguatezza della traduzione, i tempi della testimonianza del Prof. Grandjean si sono dilatati per cui non è stato possibile concludere il controesame. Tornerà il 22 gennaio 2024. Con la nomina della stessa interprete!
LA RACCOLTA FONDI CONTINUA
Il prof. Grandjean è consulente delle parti civili coinvolte dalle MAMME NO PFAS, del Comune di Lonigo, di Greenpeace e di Italia Nostra. La sua presenza ieri in tribunale a Vicenza è stata possibile anche grazie alle offerte raccolte dal nostro Comitato Raccolta Fondi per Azioni Legali e per questo ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito e che vorranno ancora aiutarci.
MAMME NO PFAS