L'esame del consulente Prof. Grandjean

I PFAS SONO COME L’AMIANTO, EFSA HA SBAGLIATO I CALCOLI

Indignazione per la traduzione inadeguata del consulente tecnico

COMUNICATO STAMPA del 30 Novembre 2023

IL CONSULENTE DI FAMA MONDIALE

In data 27 novembre 2023, presso il Tribunale di Vicenza, nell’ambito del processo per avvelenamento delle acque e disastro innominato a carico di 15 ex manager della ditta Miteni di Trissino (VI), è stato sentito il consulente Philippe Grandjean, Professore di Medicina Ambientale presso l'Università della Danimarca Meridionale, all’Università di Boston e ad Harvard. 

Massimo esperto a livello mondiale di effetti di PFAS sulla salute, per oltre 30 anni Consulente in Tossicologia presso l'Autorità Sanitaria Danese (Ministero della Salute), ha fatto parte anche di numerosi comitati scientifici tra i quali il Comitato Scientifico dell'Agenzia Europea per l'Ambiente (AEA) e il gruppo di esperti sui contaminanti dell'Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA).  Dal 2008 si è concentrato sullo studio dei PFAS, in particolar modo sugli effetti di questi inquinanti ambientali sulle prime fasi dello sviluppo umano. È stato consulente in diversi casi di contaminazione da PFAS nel mondo, tra cui quello in cui ha affiancato lo Stato del Minnesota (Stati Uniti d'America) in una causa contro 3M, portando ad un risarcimento di 850 milioni di dollari.

LE EVIDENZE E IL PARALLELISMO CON L’AMIANTO

Il prof. Grandjean ha chiarito come le aziende produttrici di PFAS fossero a conoscenza fin dagli anni ’70 di studi sugli effetti tossici di tali sostanze sia sugli animali che sugli esseri umani, ma li hanno tenuti nascosti e resi pubblici solo dopo il 2000. 

Ha dichiarato che «esiste una documentazione sostanziale che dimostra una chiara associazione tra esposizione a PFAS ed effetti avversi sulla salute umana nella popolazione generale, soprattutto a livelli elevati, come quelli osservati nella “zona rossa” del Veneto». E ancora che «alcuni gruppi di popolazione, come le donne incinte e i bambini piccoli, sono particolarmente vulnerabili e possono subire effetti negativi a livelli di esposizione particolarmente bassi. Alcuni di questi effetti potrebbero essere rilevabili solo in tempi successivi», dichiarando quindi un pericolo per le generazioni future.

Il professore ha evidenziato anche come la valutazione dell’esposizione cumulativa di PFAS nel nostro organismo non possa basarsi semplicemente sulle concentrazioni nel sangue, perché questi inquinanti si accumulano anche nei nostri organi e tessuti, come evidenziato ormai da diversi studi.

Proprio per il fatto che queste sostanze persistono nell’organismo, il prof. Grandjean le ha definite come “il nuovo amianto” in quanto non provocano danni acuti ma a lungo termine.

EFSA HA SBAGLIATO I CALCOLI 

Nel 2020 EFSA ha stabilito che l’assunzione settimanale tollerabile della somma di 4 PFAS è pari a 4,4 ng/kg di peso corporeo, un livello che corrisponde a una concentrazione sierica totale di 6,9 ng/ml. «Anche in questo caso, – continua Grandjean – questo livello viene spesso superato nella zona contaminata, talvolta in modo sostanziale». Inoltre, secondo uno studio pubblicato dallo stesso Grandjean (Jørgensen et al., 2023), «Il limite dell’EFSA è erroneamente elevato a causa di problemi di calcolo» e ha ricordato che nel 2022, l’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti «ha raccomandato limiti di esposizione inferiori di un centinaio di volte» rispetto a quelli di EFSA. Ci chiediamo se il Governo italiano ne sia a conoscenza e se si sia confrontato in merito con l’Istituto Superiore di Sanità. Ricordiamo che l’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti si è basata proprio sugli ultimi studi effettuati dal Prof. Grandjean per ridurre ulteriormente i limiti di queste sostanze a valori talmente bassi che, di fatto, significano virtuale assenza delle stesse. 

INDIGNAZIONE PER LA TRADUZIONE INADEGUATA DEL CONSULENTE TECNICO

Il professore ha risposto alle domande della Corte e degli avvocati per oltre 6 ore, senza mai mostrare segni di cedimento o rassegnazione nonostante sia stato evidente che l’interprete nominata dal tribunale (che in Linkedin si qualifica come "Esperto di comunicazioni Specialista comunicazioni di marketing Assistente di direzione Coordinatore eventi") non fosse in grado di fornire una traduzione adeguata tanto delle domande che delle risposte, non avendo una sufficiente dimestichezza con la lingua italiana, né ha mostrato alcuna conoscenza del linguaggio tecnico, per cui la traduzione italiana è stata una sistematica storpiatura di termini e di frasi.

Poiché questa è la seconda volta che succede, dopo il caso dell’esame dell'avv. Robert Bilott che rese necessaria una seconda udienza per la nomina di due interpreti in sostituzione della traduttrice iniziale risultata inidonea, il nuovo errore nella nomina in cui è incorso il tribunale ci appare semplicemente incomprensibile.

Siamo indignate non solo per la totale inadeguatezza dell'interprete nominata per l’esame di un consulente tecnico su argomenti delicatissimi, ma anche per il fatto che l’esame è risultato completamente travisato. 

Si tratta di una mancanza di rispetto non solo nei confronti del consulente, ma anche delle parti civili e di tutte le persone che hanno fatto uno sforzo economico significativo per nominare un esperto tanto importante, e infine nei confronti di tutte le vittime di quella che è considerata ad oggi la più grande contaminazione da PFAS al mondo per numero di persone coinvolte e per gravità di esposizione.

RINVIO AL 22 GENNAIO

Proprio a causa dell’inadeguatezza della traduzione, i tempi della testimonianza del Prof. Grandjean si sono dilatati per cui non è stato possibile concludere il controesame. Tornerà il 22 gennaio 2024. Con la nomina della stessa interprete!

LA RACCOLTA FONDI CONTINUA

Il prof. Grandjean è consulente delle parti civili coinvolte dalle MAMME NO PFAS, del Comune di Lonigo, di Greenpeace e di Italia Nostra. La sua presenza ieri in tribunale a Vicenza è stata possibile anche grazie alle offerte raccolte dal nostro ​​Comitato Raccolta Fondi per Azioni Legali​ e per questo ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito e che vorranno ancora aiutarci.


MAMME NO PFAS

La Procura riapra il procedimento: nuove patologie correlate ai PFAS

COMUNICATO STAMPA

Vicenza | Padova | Verona - 20 ottobre 2023

Apprendiamo con amarezza l'avvenuta archiviazione da parte del GIP presso il Tribunale di Vicenza del procedimento penale per le malattie degli operai Miteni.

Al netto degli aspetti giuridici della vicenda, osserviamo che non c'è progresso senza conciliare salute e lavoro, e che non è dignitoso per l'uomo interrogarsi ogni giorno su cosa scegliere: portare a casa il pane o preservare la salute?

Diciamolo chiaramente: i PFAS sono dentro tutti noi, sono un problema di salute pubblica che accomuna e prescinde dal fatto che uno possa ammalarsi di tumore, avere il colesterolo alto oppure vivere anni nell’angosciante attesa che una patologia si manifesti.

I figli di chi fa profitto con lo sversamento dei PFAs sono forse diversi dai figli di chi subisce la contaminazione? Ma non sono forse tutti i figli, indiscriminatamente, ad essere avvelenati in nome del profitto, dell’indifferenza, dell’arroganza?

Agli operai diciamo: Non demordete e noi con voi non demorderemo!

A fronte di nuovi studi e delle deposizioni dei vari esperti nel processo in corso – tra cui il dottor Fletcher, consulente della Procura della Repubblica di Vicenza –, si è accertato che la comunità scientifica ha ampliato l’area delle patologie sicuramente correlate ai Pfas rispetto a quanto considerato nella richiesta e nel provvedimento di archiviazione per le patologie dei lavoratori.

Di questo tengano conto i PM e i Giudici del Tribunale di Vicenza.

Ormai è certo, i PFAS provocano gravi danni sanitari per tutte le persone esposte: Lavoratori e cittadini!

MAMME NO PFAS

Studio epidemiologico nell'area contaminata da PFAS: si riparte?

COMUNICATO STAMPA

Vicenza | Padova | Verona - 11 ottobre 2023

Apprendiamo dalla stampa che la Regione Veneto avrebbe finalmente deciso di procedere all’avvio dello studio epidemiologico sulla popolazione esposta a PFAS.

La questione era tornata nuovamente alla ribalta lo scorso luglio, in seguito alla deposizione in Corte d’Assise a Vicenza del Dr. Pietro Comba, epidemiologo dell’ISS, che faceva riferimento proprio alla mancata attuazione dello studio epidemiologico di coorte residenziale sulla popolazione esposta a PFAS. Dall’articolo si evince che è nuovamente ISS ad essersi espresso nell’agosto scorso sull’importanza dello studio epidemiologico e che anche la Regione Veneto, a distanza di oltre sette anni dall’averlo deliberato (con DGR del maggio 2016) dichiara che «Tale approfondimento, condotto sulla base del lavoro già svolto, è ritenuto utile allo sviluppo di conoscenze di cui beneficerebbero le popolazioni locali e non da ultimo il quadro scientifico internazionale». 

Siamo molto soddisfatti di questa notizia che rimette al centro della discussione la fondamentale importanza dello studio epidemiologico, cosa che abbiamo da sempre sostenuto.

Riteniamo fondamentale che la Regione Veneto si esprima quanto prima sulla questione, chiarendo:

di chi sarà la “governance” dello studio? Dell’ISS (come auspichiamo e sarebbe normale che fosse) oppure di Azienda Zero (che francamente non si vede come possa coordinare scientificamente l’ISS)? 

quali sono le tempistiche di effettuazione dello studio? Attendiamo chiare informazioni in merito visto quanto accaduto dal 2016 ad oggi;

come sarà garantita la partecipazione dei cittadini, ormai imposta da tutti i nuovi protocolli epidemiologici, essendo le comunità locali i soggetti che in primis hanno subito (e continuano a subire) la grave contaminazione da PFAS?

Chiediamo da anni che venga effettuato uno studio di questo tipo per comprendere l’impatto che sta avendo il nostro ambiente contaminato su di noi, ma soprattutto sui nostri figli, perché la salute delle persone è legata indissolubilmente alla salute dell’ambiente in cui si vive

Questo è alla base del principio ONE HEALTH, e di questo tema si sta parlando al convegno del Chemical Working Group a Bruxelles a cui stanno partecipando le nostre mamme Cristina e Laura.

MAMME NO PFAS

Le MAMME NO PFAS tornano a Bruxelles 

Il Team dell'European Environmental Bureau (EEB - Ufficio Europeo dell'Ambiente) ha invitato le MAMME NO PFAS a partecipare alla riunione semestrale del Chemical Working Group sui prodotti chimici che si svolge a Bruxelles nei giorni 10 e 11 ottobre. In queste due giornate si discuterà di PFAS, con l'obiettivo di promuovere una maggiore consapevolezza sulla questione e di chiedere restrizioni, per arrivare infine alla loro messa al bando

«Porteremo la nostra testimonianza, le nostre preoccupazioni per l'estendersi della contaminazione dal Veneto, al Piemonte, alla Lombardia e ad altre regioni dell'Italia, e anche fuori dall'Italia. Chiederemo a tutti, dai cittadini alle istituzioni, dal mondo dell'economia e dell'industria a qualunque altro soggetto interessato, di diventare parte attiva di un processo di cambiamento epocale, fondato sul principio ONE HEALTH: il principio per il quale la salute delle persone è legata indissolubilmente alla salute dell'ambiente in cui vivono

PFAS, pericolosi ubiquitari 


La maggior parte delle indagini sull'accumulo umano delle sostanze PFAS si sono concentrate sulla presenza nel sangue e nel latte materno, mentre pochissimi studi hanno ricercato concentrazioni in altri tessuti.

A supporto di questo vorremmo portare ad esempio uno studio del 2013 effettuato a Tarragona (Catalogna, Spagna) dove sono state analizzate le concentrazioni di 21 PFAS in 99 campioni di tessuti autoptici (cervello, fegato, polmone, ossa e reni) su soggetti che avevano vissuto in quest'area.

Perchè Tarragona ? Il polo petrolchimico più grande dell’Europa meridionale si trova proprio qui, in Catalogna. 

Dall'immagine sotto possiamo notare in che misura e quali composti PFAS si distribuiscano in determinate zone del nostro corpo.

Concentrazioni di vari PFAS (in ng/g) in 5 tessuti umani provenienti da 20 residenti di Tarragona (Catalogna, Spagna) 

L'aspetto piu' preoccupante e' "il travestimento" che queste sostanze PFAS assumono quando si trovano all'interno del nostro organismo, traendo in inganno le nostre sentinelle, ossia i recettori, che le scambiano per sostanze che normalmente dovrebbero essere nel nostro corpo per cui "le fanno entrare"

Esistono anche delle vere e proprie barriere che servono per prevenire l'arrivo di alcune sostanze nocive in aree del corpo particolarmente importanti: la barriera ematoencefalica (che sbarra la strada verso il cervello) e la barriera placentare (che sbarra la strada verso il feto). Purtroppo le PFAS hanno una struttura simile ad alcuni ormoni o ad altre sostanze che servono al nostro corpo, per cui l'efficacia di queste barriere viene meno in quanto appunto vengono riconosciute come utili all'organismo. Stessa cosa avviene nel rene che normalmente dovrebbe espellerle ma che invece le considera utili e le rimette in circolo.

(leggi introduzione dello Studio Perez)

Sei nato tra il 1985 e il 2004?

Hai vissuto per almeno 5 anni nell’AREA ROSSA contaminata da PFAS

Partecipa allo STUDIO CASO CONTROLLO SULLA SALUTE RIPRODUTTIVA IN GIOVANI UOMINI PROVENIENTI DA ZONE AD ALTO INQUINAMENTO DA PFAS

Dai il tuo contributo alla ricerca scientifica prendendoti cura della tua salute!


Facce da Pfas è un progetto delle Mamme No Pfas attraverso il quale le persone, che lo desiderano, possono partecipare liberamente senza alcun vincolo mettendo la propria faccia a testimonianza di quanto accaduto in Veneto. Noi abbiamo usato la fotografia, ciò che ferma il tempo per un millesimo di secondo e ritrae l'espressione dei volti delle persone che con un cartello in mano denunciano e chiedono per loro e le proprie famiglie. 

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